Il cono gelato, storia e varietà

Chi l’avrebbe mai detto? Il cono gelato pare sia nato per necessità.

La paternità di questo, oramai, irrinunciabile “accessorio” commestibile dei nostri gelati pare sia da attribuire ad un italiano,  Italo Marchioni, originario del Cadore, storico territorio italiano della zona montuosa delle Dolomiti confinante con l’Austria. Il brevetto venne ufficializzato a Washington D.C. nel 1903, sebbene il cono venisse oramai venduto nella sua gelateria già dal 1896. Inizialmente, infatti, i suoi gelati erano serviti in bicchieri di vetro che, spesso, non venivano restituiti alla gelateria, oppure venivano rotti, creando, nel tempo, disagi a livello economico.

Ma l’idea di mangiare il gelato in contenitori di forma conica pare sia da attribuire ad un’epoca ancora precedente: un articolo del 1763 – de Il Giorno – nomina dei “rigidi coni” alludendo a contenitori per bevande, molto probabilmente in vetro o metallo.

In realtà, prima di allora, ci sono altre testimonianze in merito, ma riguardano ostie di pane, utilizzate come “appoggio” per i gelati, confezionate in Italia, ciondolanti tra la Francia ed il Belpaese, ed il sorbetto, appena inventato alla corte di Caterina De’ Medici.

In Inghilterra la tradizione del cono gelato cominciò a prendere piede nel XVI secolo, sempre grazie ad alcuni italiani.

Più in là, nel diciannovesimo secolo, coni in carta o metallo cominciarono a circolare nelle gelaterie francesi, tedesche ed inglesi.

Per parlare di coni commestibili dobbiamo aspettare il 1888: in un libro di cucina, “Mrs A. B. Marshall’s Cookery Book” di Agnes Marshall, c’è un riferimento ben preciso,infatti, ad un cornetto con crema, realizzato con mandorle e cotto al forno, ideale per essere riempito “con qualsiasi gelato o sorbetto o crema o frutta”.  Questo contributo culinario aiutò a rendere popolare il gelato in Gran Bretagna, tanto che la Marshall, in seguito, fu autrice di due libri di ricette specifici e brevettò una macchina per gelati.

Il nostro cono di cialda, con quella consistenza croccante e semplice allo stesso tempo, è un’invenzione relativamente recente, sebbene le cialde siano antichissime, addirittura risalenti al 1400. I “cialdai” le confezionavano con impasti leggeri fatti di acqua, farina, uova, zucchero e aromi, utilizzando i noti e specifici ferri decorati.

Coni gelato e frutta

Ma di storie intorno al cono gelato ce ne sono tante.

St. Louis, Missouri, anno 1904, Louisiana Purchase Exposition. Un pasticciere siriano, Enrst Hamwi, venditore di zalabia, una pasta croccante semiliquida di sciroppo cotta in una pressa per wafer, andò in soccorso al collega vicino, che vendeva, invece, gelati (il nome non è certo, c’è chi parla di un certo Arnold Fornachou e chi di Charles Menches) e non sapeva più come districarsi: stava, infatti, ultimando la riserva di piatti. L’idea colpì come un fulmine a ciel sereno: il gelato poteva essere contenuto da un rotolo di zalabia ancora caldo, sagomato a cono. L’iniziativa ebbe così successo da diventare “prassi” anche dopo la fiera, a St. Louis.

Questo racconto è molto intrigante ma non è accreditato da testimoni: l’unica fonte, infatti, sarebbe una lettera dello stesso Hamwi, mandata nel 1928 all’Ice Cream Trade Journal, 25 anni dopo il brevetto di Marchioni, quando l’industria dei coni gelato produceva già circa 250 milioni di coni l’anno in tutta la nazione ed era nata già la Missouri Cone Company.

La produzione su scala industriale dei primi coni, che fino ad allora erano stati arrotolati a mano, era avvenuta intorno al 1912, ad opera di un certo Frederick Bruckman, un inventore di Portland che aveva brevettato una macchina “arrotolatrice”. Nel tempo si riuscì anche a creare un mercato di coni congelati, che aumentarono la produzione riuscendo a soddisfare le sempre più numerose richieste. Nel 1959, poi, ci fu la svolta:  un italiano, Spica, che produceva gelati in una sede napoletana, riuscì a risolvere il problema delle cialde “molli”, che si spugnavano a contatto con la crema gelato. Il wafer veniva isolato da uno strato d’olio, zucchero e cioccolato: nacque così il “Cornetto”, marchio registrato nel 1960. Ma il successo non arrivò subito: nel 1976 la Unilever acquistò la Spica e, grazie a una massiccia campagna di marketing europea, riuscì a rendere il “Cornetto” un gelato popolare a livello globale!

In poco tempo si sono moltiplicate le ditte produttrici di cialde e wafer, fino ad arrivare ad oggi, dove il boom ha creato una varietà di coni veramente ampia e espansa a tutti i livelli, sia in forme che in dimensioni. Negli ultimi anni si è introdotta, poi, una novità anche per quanto riguarda il gusto: coni più o meno dolci, aromatizzati, decorati, con il bordo rivestito di glassa, granella di nocciole, scaglie di cocco, zuccherini, ripieni di cioccolato fuso… la scelta è veramente variegata, e variopinta, per tutti i palati.

Coni gelato

In poco più di un secolo, insomma, il cono ha perso il ruolo di semplice “contenitore” diventando parte integrante del gelato a tutti gli effetti, della sua gustosità e della sua presentazione estetica!

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